(25 novembre, San Mercurio, patrono di Toro)
A San Mercurie e Santa Catarine,
ze coglie ‘a ulive ghianche e nére
Ancora sul finire degli anni Cinquanta, donne toresi, sperando di profittare della ‘statelle da ulive (estatella dell’oliva), promessa sempre dal Barbanera e sistematicamente messa in fuga da vento freddo pioggia e neve, si prestavano per la raccolta in fondi altrui. Nel caso dei Magno, proprietari di fondi sterminati, bisognava che si raccomandassero pure con il fattore. Il 25 novembre, ricorrenza dei santi Mercurio e Caterina, la stagione era nel pieno. Con le vesti insaccate nei pantaloni dismessi dai mariti, toccava starsene appollaiate tutto il giorno sugli alberi a mógne (mungere), cogliere il frutto con il tipico gesto, consumare in fretta il boccone, tornare a sera in paese ognuna con la minella sulla testa e, lì giunte, scéglie (mondare) l’oliva di foglie, rametti, terra. Il tutto, per una paga giornaliera che non andava oltre il mezzo litro d’olio, e senza vitto. Mezzo litro d’olio per una giornata di lavoro: due, tre euro… E nei primi anni del dopoguerra ancora meno: un quarto d’olio.
Tuttavia, la voglia di divertirsi era più forte della stanchezza e della miseria, come quando, scegliendo l’oliva del giorno, vollero scoprire se era vero quel che si diceva sul conto di una di loro, zia Seppa Colillo, cioè che fosse una strega. Ridendo e scherzando fecero scivolare sotto la sua sedia un treppiede. Poi, a lavoro ultimato si salutarono e si accinsero ad andare via. Tutte, tranne zia Maria, che invitata a farlo a sua volta, rispose: – E come posso, se mi avete carcerato?
Metodo infallibile, quello delle raccoglitrici d’oliva, sul quale giura anche il poeta:
La strega resta inchiodata alla sedia
sotto la quale l’esorcista ha messo un treppiede.
(Giovanni Mascia)
di quanta orginalità sono cariche e tue poesie…devi essere molto attaccato alla tua terra…
StrawberryTaste
Tanti auguri ai Mercurio, allora.
Un torese
Paesanino,
grazie del gentile omaggio. Saluti a te e ai tuoi lettori e auguri anche da parte mia a tutti gli amici di nome Mercurio.
Giovanni
la raccolta delle olive (1967)
Improvvisa e rabbiosa la bora
al precipizio del vecchio mulino
porta nuvole d’argento e nere
ad addobbarci di tanta neve
che ricopre impietosa
il manto duro delle zolle
mentre saliamo ancora ma esausti
infreddoltiti sfiniti e bianchi
sull’ennesimo ramo contorto
a raschiare tra i rami rigidi
rinsecchiti dal gelo pungente
le preziose olive nostre
è peccato dice la nonna
non si possono lasciare lì
sarebbe affronto al Signore
mentre le mani ormai di ghiaccio
secche e gelate quasi giunte
a pregar il nostro Dio
del frutto nero
ormai impietrito.
il figlio del fornaio
Sì, ma non dimentichiamo il detto:
– Come caterineia
così nataleia.
Cioè:
– Come Caterineggia
così Nataleggia.
Intendendo dire che com’è il tempo a
Santa Caterina (il 25 novembre), così sarà a Natale (il 25 dicembre).
Se gli diamo ascolto, quest’anno con la neve a terra c’è stato un sole splendido ieri. Speriamo che a Natale…
Buon giorno a tutti
Il torese
Caro Paesanino,
ho dato una prima occhiata sommaria al tuo blog. Mi pare ben fatto. Sia per quanto riguarda l’aspetto iconografico (molto curato), sia – ed è l’aspetto più importante – per i testi, che mi sembrano simaptici e interessanti.
A dimostrazione del mio gradimento provvederò a inserire il tuo link, anche sul mio blog, e ovviamente mi aspetto che tu faccia altrettanto nei miei riguardi.
Auguri
giacomo donati
Altri si meraviglia di altro. Io mi meraviglio del fatto che si potesse lavorare intere giornate per una paga di un quarto d’olio. Francamente mi sembra incredibile che questo accadesse ancora negli anni Cinquanta.
Non riesco a crederci…
Luca Torrisi
Caro Paesanino,
il racconto di Giovanni Mascia mi ha fatto ritornare alla mente un particolare che credevo dimenticato. Le raccoglietrici di olive non avevano guanti. Si arrangiavano come potevano con calze, infilate sulle mani!!!
Buona giornata
M. M.